Soul Eater AXE

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Mensaje  EmiHaru Jue Jul 14, 2016 8:09 pm

18 - AFFINITA'

«Che cosa?» gridai e sbiancai all’affermazione di Shinigami.
«Mi dispiace, ma non possiamo fare altrimenti» l’uomo mascherato mi puntò quei suoi occhi vuoti addosso, quasi a volermi squadrare dalla testa ai piedi. «Essendo tu priva di partner ed essendo Meiry l’unico Meister libero, direi che non c’è altra soluzione»
“Perfetto…” pensai.
Fu la cosa peggiore che mi potesse capitare: fare coppia con Meiry Tsunoki, nonché assassino del mio primo Meister Rei.
Accanto a me, il bruno sembrava inerme alle parole della divinità. Non muoveva un muscolo e la sua espressione non mutava di una virgola: sembrava una statua di cera.
Teneva le mani in tasca e gli occhi immersi nel vuoto – e quel ciuffo da emo che gli copriva metà del viso rendeva la sua persona ancora più inquietante e fastidiosa allo stesso tempo.
«So che le vostre anime non sono del tutto affini – per nulla affini, oserei dire» spiegò Shinigami. «Quindi  sarete sotto l’ala del dottor Stein: lui farà in modo di mettervi sulla stessa lunghezza d’onda».
Il suo tono divenne improvvisamente serio, il che era strano da parte sua. Di solito Shinigami era una persona vivace, allegra e disinvolta, ed era veramente raro vederlo con quell’aria severa.
Deglutii.
Una cosa che avevo imparato in quei pochi mesi che frequentavo la DWMA era che il professor Stein era strano, nonostante il primo giorno pensai fosse una persona per bene.
Quel suo modo di fare lezione e quella sua abitudine di rigirarsi quella grossa vite conficcata nel suo cranio non davano di certo segni di sanità, né tantomeno gli aneddoti su di lui nei quali si raccontava che faceva esperimenti alla sua Buki Spirit mentre dormiva o addirittura su sé stesso.
«Non si preoccupi, Shinigami» si intromise Meiry, guardando la divinità attraverso quel ciuffo che non pareva voler sistemarsi.
«Faremo tutto ciò che servirà per poter diventare affini», detto ciò, Meiry si avvicinò a me e mi prese la mano, stringendomela con forza. Sbiancai nuovamente.
«Farò in modo che Emilia non senti troppo la mancanza di Rei» concluse, e poi sorrise.
Nonostante quel sorriso sembrasse dolce, dentro di me sentivo che non dovevo fidarmi troppo di quel Meiry.
«Molto bene» rispose Shinigami, tornando al suo tono gioioso e solare – potevo benissimo intuire che, sotto quella maschera stesse sorridendo, sempre ammesso che lui avesse una faccia sotto la sua maschera.
«Potete andare. Ci vediamo domani mattinaaa!» concluse lo Shinigami, quasi cantando.
Io e Meiry ci avviammo subito all’uscita della Camera della Morte, senza che però lui mi lasciasse la mano nemmeno un secondo, quasi iniziasse a provare per me un’ossessione – anche se, probabilmente la provava già da settimane.
Per tutto il tragitto né io né lui spiccicammo una parola seppur io, di tanto in tanto, gli lanciavo delle brevi occhiate.
E lui impassibile ad ogni cosa.
Non mi piaceva affatto come persona.
Avevo bisogno di qualcuno con il quale parlare della mia attuale situazione. Non riuscii a pensare persona migliore di Maka per potermi sfogare.

Il tardo pomeriggio non esitai a bussare alla porta della casa di Maka: sapevo che lei era pronta ad accogliermi in ogni momento della giornata.
Bussai delicatamente alla porta e, nemmeno il tempo di finire che subito la voce di una donna dice «arrivo!»
Non pareva quella di Maka, e sbiancai all’idea di aver bussato alla porta sbagliata, ma subito mi consolai quando trovai davanti a me Blair.
Non vedevo quella gatta molto spesso e non avevo mai avuto il tempo di conoscerla.
«Hei, Emilia!» gli occhi della ragazza viola iniziarono a luccicare e le sue orecchiette a scuotersi. «Che piacere vederti!» aggiunse Blair, prendendomi le mani e trascinandomi all’interno dell’appartamento.
«Ciao, Blair» la salutai io, sorridendole mentre lei s’avvicinava all’uscio per chiudere la porta d’ingresso, ma neanche il tempo di raggiungere la maniglia che dall’altra parte dell’abitazione si udì un’altra voce chiedere «hei, Blair, chi è?»
Riconobbi subito la voce, ed arrossii al pensiero che era proprio Soul quello che si stava avvicinando a noi.
Uscì dalla cucina con indosso un grembiule arancione con il quale, in quel momento, si stava – probabilmente – asciugando le mani.
«Ciao» mi salutò l’albino sorridendo e mettendo in mostra i suoi canini. «Come mai qui?» mi chiese poi, togliendosi il grembiule ed appoggiandolo sul divanetto nella sala principale.
«Ecco…». Il mio viso divampò. «Volevo parlare con Maka… Sì…» dissi io che, dal nervosismo, iniziai a sfregarmi le dita.
«Oh, Maka? Mi dispiace, ma in questo momento non c’è» rispose Soul, portandosi una mano dietro quella folta chioma di capelli color neve.
In quel momento il mio viso andò in fiamme: eravamo io e lui soli in quella casa!
Se non ci fosse stata Blair, avrei perso i sensi. Quel ragazzo mi faceva sentire strana, ma in senso positivo.
«Se vuoi puoi aspettarla qui: non penso ci metterà tanto per tornare» aggiunse poi il ragazzo, portandosi entrambe le mani nelle tasche – tipico di lui.
Istintivamente, io mi portai le mani ai capelli, presi una ciocca e incominciai ad arricciarla con le dita e, guardando altrove in modo da evitare ogni contatto visivo con Soul, dissi nervosamente: «Beh… potrei anche parlarne con te. Non sono di certo cose solo da donne»
Al finire della frase feci una risatina alquanto imbarazzata.
Soul, al contrario di quello che pensavo, sorrise e mi invitò a sedermi sul divano dove si sedette anche lui battendo delicatamente la mano su uno dei cuscini.
«Di cosa si tratta?» chiese lui.
«Ecco… Shinigami mi ha messa in coppia con un certo Meiry Tsunoki» dissi io, guardando il vuoto.
Soul m’interruppe bruscamente. «Beh, e allora? Dovresti ritenerti fortunata che sei riuscita a trovare un partner in così poco tempo» disse lui, che sembrava esaltato da ciò.
«Beh… sì… ma…» ricominciai ad intrecciare i capelli all’indice sinistro con fare nervoso. «… non sento di riuscire a raggiungere quell’armonia fra le anime che avevo raggiunto con Rei» confessai.
«Shinigami ha detto che vorrebbe metterci in custodia del professor Stein per un po’ per far in modo che sia io sia Meiry stiamo sulla stessa lunghezza d’onda»
Detto ciò, sospirai affranta quando poi sentii la mano d Soul premere sulla mia spalla come se avesse dato una pacca ad un suo amico. Poi si mise a ridere leggermente.
«Sei preoccupata per quello che possa farti in professor Stein?» chiese lui, quasi in tono scherzoso.
«Non devi preoccuparti» mi rassicurò. «Anche io e Maka ci siamo passati, e non abbiamo ricevuto alcuna dissezione, vivisezione o roba simile. Tutto quello che vi farà fare saranno degli esercizi basati sul carattere» spiegò Soul.
«Penso che – come ha fatto con me e Maka – vi metta in una stanza piena di candele e invasa da un odore fortissimo tipo cera mischiata alla lavanda o qualche altro aroma strano e che renderanno l’aria pesante»
Finito di parlare, Soul tolse la mano dalla mia spalla.
«E poi non preoccuparti: sono sicuro che con Meiry avrai un ottimo rapporto, proprio come lo hai avuto con Rei»
Avrebbe potuto avere ragione se avesse saputo la verità sul quel ragazzo.
Se solo avesse saputo che era stato Meiry l’artefice della morte di Rei, non avrebbe esitato un attimo ad allontanarmi da lui.
Se solo lo avesse saputo Shinigami, ora non sarei in coppia con lui.
Ma qualcosa mi impediva di dire tutta la verità su quel ragazzo. Non sapevo bene cosa.
Forse era la necessità del partner che m’’impediva di aprir bocca.


Il giorno seguente, io e Meiry fummo trattenuti dal professore per la famosa sessione extracurriculare per poter aumentare la nostra affinità.
La stanza era proprio come l’aveva descritta Soul: piena di candele ed un odore pesante che arieggiava. Non si poteva respirare quasi lì dentro.
La stanza era circolare ed era dominata da una strana luce rosea-violacea o qualche altro colore indefinito. Sul pavimento si potevano scorgere alcune macchie di cera essiccata – alcune potevano essere state lasciate lì per chissà quanti anni.
Le grosse fiamme delle candele rendevano la stanza calda, ed il loro tepore rendeva il tutto più riposante.
«Sedetevi l’uno di fronte a l’altra» disse Stein, e così fu.
Ci sedemmo e ci guardammo negli occhi. Le nostre gambe messe all’indiana ed i gomiti sulle ginocchia.
Vidi in lui la sua solita espressione inerme, fredda, calma, ed in un certo senso inquietante, con quel ciuffo nero come la pece che copriva uno dei suoi occhi, mentre l’altro pareva vuoto.
Sembrava non provare niente: come avrei potuto raggiungere la sua lunghezza d’onda? Eravamo così diversi l’uno dall’altra, eppure volevano che facessimo coppia.
«E adesso dialogate» ordinò poi l’uomo con la vite nella testa.
Ci volle una manciata di secondi prima che uno dei due riuscisse a spiccicare una parola.
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Mensaje  EmiHaru Jue Jul 14, 2016 8:14 pm

19 - PROMESSE

Alla DWMA c’era più confusione del solito quella mattina: i professori correvano per i corridoi e un brusio di voci riempiva le sale della scuola.
Era quasi impossibile quella mattina fare lezione o anche allenarsi sul terrazzo.
«È già arrivato un altro anniversario per la DWMA…» disse Maka, avvicinandosi a me.
«Festeggiate l’anniversario della scuola?» chiesi io.
Era quasi un anno circa che frequentavo l’istituto, ma non avevo mai saputo nulla dell’anniversario della DWMA. «È per questo che sono tutti indaffarati oggi?»
Maka annuì.
«Sai, è un evento importante per i membri della DWMA. Nel periodo dell’anniversario, tutti quanti fanno del loro meglio per rendere ogni anno i festeggiamenti sempre più belli» spiegò la Meister, guardando i professori che si apprestavano ad organizzare al meglio la giornata.
Dopo un paio di secondi di silenzio, Maka volse di scatto lo sguardo verso di me e mi prese le mani, chiedendomi sorridente: «Verrai a festeggiare?»
Di certo non avrei perso il primo anniversario della DWMA al quale avrei partecipato.
Le sorrisi anch’io. «Certo che sì!» le risposi. «Cercherò di convincere anche Meiry a venire…» aggiunsi poi, alzando gli occhi al cielo.
Poi guardai con la coda dell’occhio Meiry che mi fissava – Meiry era a qualche metro di distanza dietro da me appoggiato ad una parete della hall.
«Bene! La festa sarà domani sera» disse Maka. «E convincilo a venire: gli farebbe bene socializzare un po’. È abbastanza distante da tutti noi…», Maka inclinò leggermente la testa per incontrare la figura di Meiry con lo sguardo.
«Farò del mio meglio per portarlo con me…» conclusi io.
Da lontano si sentì una voce chiamare il nome della Meister bionda e, appena mi accorsi che era stato Soul a pronunciare il nome dell’artigiana, non riuscii ad evitare di abbassare lo sguardo imbarazzata.
Stranamente Soul, negli ultimi giorni, mi faceva un effetto alquanto strano, come se qualcosa dentro di me mi dicesse di stare vicino a lui e di tenermelo stretto.
«Devo proprio andare, o Soul inizia ad innervosirsi», Maka corse verso la sua Buki, agitando la mano in segno di saluto. E così anche io.
Subito dopo sentii la mano si Meiry farmi pressione sulla spalla.
Il bruno avvicinò le labbra al mio orecchio, per sussurrarmi: «Dobbiamo andare.»
Un brivido mi percorse tutta la schiena. La voce di quel ragazzo aveva qualcosa di angosciante.
Anzi, tutto di Meiry era angosciante: la sua voce, i suoi movimenti, il suo essere asociale, il fatto che teneva rigorosamente quel ciuffo davanti al suo occhio destro – mi aveva anche esplicitamente detto che ero la prima alla quale avevo mai rivolto la parola da quando si era trasferito in Nevada.
Meiry tolse la mano dalla mia spalla e si incamminò verso l’uscita dell’istituto, ed io lo seguii a ruota.
Le giornate non erano più le stesse già da un paio di settimane. La morte di Rei aveva portato tantissimi cambiamenti nella mia vita da studentessa della DWMA… in senso negativo.
Meiry non aveva la stessa energia che aveva il mio vecchio Meister e a stento riuscivamo a portare a termine qualche missione.
Perlomeno avevamo una decina di anime di kishin o poco più, quindi eravamo avvantaggiati – o meglio era Meiry quello avvantaggiato.
La strada verso casa fu percorsa in silenzio, finché io non schiarii la voce con un paio di colpi di tosse ed iniziai a parlare.
«Sai, tra poco sarà l’anniversario della DWMA…» dissi io. Mi sentii stranamente a disagio ad attaccare dialogo con Meiry.
Come previsto, il bruno non rispose, limitandosi ad un «ah, sì?» detto distrattamente.
«Ehm…» iniziai a sudare, imbarazzata.
Mi sentii un idiota per aver rivolto la parola a Meiry pur sapendo che non avrebbe mai dato corda alle mie parole.
Decisi di continuare, per quanto frustrante – e umiliante – poteva essere tenere un discorso con quel ragazzo.
«Beh… potremmo andarci insieme, che ne dici? Potrebbe essere una seconda chance per cercare di allineare le nostre anime. Sai, il professor Stein ha detto che il nostro legame è ancora abbastanza instabile e se continuiamo così non potremmo mai andare avanti» gli spiegai, cercando di sembrare il più disinvolta possibile.
Meiry alzò il capo, volgendo lo sguardo al cielo – o, meglio, al vuoto.
«Chi verrà a questa festa?» chiese lui.
La bocca mi si allargò in un sorrisetto compiaciuto: ero riuscita ad interessare Meiry… o almeno sembrava.
«Beh, penso un po’ tutta la scuola. Sicuramente verranno Maka e…» mi bloccai. Il solo pensiero della falce umana o di nominare il suo nome mi faceva uno strano imbarazzo.
Sentii il cuore battere fortissimo e il viso riscaldarsi.
«E?» chiese Meiry, avvicinandosi al mio viso.
«… e… e tanti altri» dissi io, cercando di evitare lo sguardo di Meiry.
D’improvviso sentii una leggera risatina. Rimasi sorpresa quando scoprii che il sogghigno era di Meiry. Stava praticamente sorridendomi.
«Che succede, Emilia?» mi chiese il mio Meister. Aveva dovuto notare le guance rosse.
«Niente!» risposi io di tutta fretta, coprendo la faccia con le mani.
«Secondo me è il partner di quella Maka che ti fa sentire strana.»
A quelle parole sentii come una lama attraversarmi il petto, una fitta al cuore, un vuoto freddo nello stomaco.
«E chi te lo ha detto?» squittii io.
In un certo senso mi infastidiva il fatto che iniziava ad avere la sensazione che io provassi qualcosa per Soul.
«È il potere della visione delle anime» disse lui. «Secondo te perché ho scelto te ed ho ucciso Rei per averti come mia partner? Perché ho guardato la tua anima.
«Dopo averti rifiutata, ho iniziato a scrutare nelle anime di chiunque per trovare la Buki perfetta, e solo dopo mi sono pentito di essermi fatto sfuggire l’occasione di avere un’arma tanto potente.» spiegò lui.
«Con me al mio fianco potresti diventare una Buki potentissima e, chissà?, potresti coronare il tuo “sogno d’amore”.»
Sogno d’amore.
A quelle parole mi morsi il labbro inferiore ed arrossii. Forse aveva ragione lui. Forse avevo un certo interesse per Soul.
No, non era interesse. Era amore.
«Posso anche parlarti delle tue strane visioni e sensazioni, mia cara» aggiunse Meiry, rendendo il suo sorriso inquietante.
«Torniamo a casa e te ne parlerò con calma» concluse il mio Meister, porgendomi la mano. «Abbiamo tanto di cui discutere.»
Non sapevo se essere felice perché finalmente ero riuscita ad instaurare un dialogo con Meiry, che pareva essere asociale, o se temere le sue parole.
Decisi di seguirlo e sentire quello che aveva da dirmi.


«Non è facile trovare armi che possano vedere e percepire le anime, sai?»
Io e Meiry eravamo seduti su due delle sedie prese dal salotto dell’appartamento e ci eravamo seduti uno di fronte all’altro.
Nonostante le parole di Meiry riempissero il vuoto, la stanza sembrava silenziosa. Il ticchettio della lancetta dei secondi rimbombava nella stanza ed era entrato nelle mie orecchie.
«Di solito sono gli Shokukin che riescono a percepire le anime» aggiunse Meiry, porgendomi una tazza di tè.
«Secondo te potrei essere vista in malo modo dalle altre Buki?» dissi io, per poi sorseggiare un po’ della bevanda.
«Non credo affatto. Anzi: coloro che vedono le anime sono una mano santa per la DWMA. Quindi non sarai altro che una dei prediletti dello Shinigami» replicò Meiry.
«Per quanto riguarda le tue visioni improvvise, pare che si tratti di un raro potere della visione delle vite precedenti delle persone.»
Per poco non mi affogai con il tè. Era assurdo ciò che Meiry stava dicendo – o meglio lo era per me: non avevo mai creduto alle vite alternative o precedenti.
«Vite precedenti?»
«Devi sapere che una persona è principalmente formata da un corpo ed un’anima. Come dovresti ben sapere, il corpo è mortale, mentre l’anima no. Ma di certo un’anima non può vagare in eterno nel vuoto. Ovviamente ha bisogno di un nuovo corpo nel quale vivere» spiegò ancora lo Shokukin.
«Si parla di quella che tutti conosciamo come “reincarnazione”, e potresti fare grandi cose con il potere che hai.»
Guardai Meiry esterrefatta, come quando spieghi ad un bambino una semplice regola di vita che per lui sembra una magia.
«Grandi cose?» chiesi io, guardando distrattamente la mia tazza di tè. Con quelle due singole parole, Meiry mi fece sentire.
Alzai lo sguardo verso Meiry. «Che tipo di “grandi cose”?»
Meiry sorrise delicatamente e volse il suo occhio verso di me. «Non ne ho idea. Perché non lo scopriamo insieme?»
A quella domanda, Meiry mi porse la mano. Dalla sua espressione sul viso, il Meister sembrava finalmente apprezzare un po’ di sana conversazione con una persona e che avesse finalmente deciso di collaborare con me.
Titubai inizialmente, ma subito strinsi la sua mano con la mia.
«Certo che sì!»
Decisi di fidarmi di Meiry e delle sue promesse nonostante fosse stato lui la causa della morte di Rei.
Ma non avevo proprio idea di dove quel ragazzo bruno mi avrebbe portata.
EmiHaru

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Mensaje  EmiHaru Jue Ago 18, 2016 4:22 pm

20 - ANNIVERSARIO

Nonostante fossero giorni che i preparativi per la festa andavano avanti, quella mattina fu particolarmente caotica alla DWMA: quella sera ci sarebbe stato l’anniversario della scuola e tutti erano indaffarati per gli ultimi particolari della festa.
Ero anche contenta di essere riuscita a convincere Meiry a partecipare alla festa. Avevo come la sensazione che il nostro legame si stesse rinforzando ogni minuto di più, e la cosa mi rendeva felice.
Ero felice anche perché avevo trovato qualcuno che aveva saputo spiegare le mie stranezze e le aveva trasformate in punti di forza.
Iniziavo a pensare che avere Meiry come partner non era poi così male e stavo dimenticando del fatto che aveva uccido Rei davanti ai miei occhi.
Tutti nella scuola si erano accorti di come io e Meiry eravamo diventati più legati fra di noi, soprattutto il professore Stein, che aveva notato subito come le nostre due anime fossero finalmente sulla stessa lunghezza d’onda.
Maka e Soul si erano complimentati con noi, così come il resto della loro squadra.
«Ce l‘hai fatta, eh?» mi disse Soul, dandomi una pacca dietro la spalla.
Portai una mano sul punto dove la falce umana mi aveva colpita amichevolmente e gli sorrisi – quando i miei occhi verdi incontrarono le sue pupille rosse, iniziarono a volare le farfalle nel mio stomaco.
«Grazie mille del sostegno, Soul» risposi io, ringraziandolo, mentre strofinavo la mano sulla spalla.
Di certo non lasciarono Meiry a bocca asciutta: anche lui venne sommerso dai complimenti da parte della squadra, soprattutto per essere riuscito a superare la sua asocialità.
Gli altri lo avevano preso in simpatia, anche se rispondeva ai complimenti con dei freddi «grazie»; «molto gentile» o sorrideva semplicemente.


Lasciammo l’istituto, promettendoci di vederci alla festa la sera stessa.
Ci salutammo tutti con un cenno della mano – Black Star urlò per farsi notare, come al solito –  e mi diressi insieme a Meiry verso il nostro appartamento.
«A stasera!» gridai io scuotendo la mano. Intanto stavo scendendo la grossa e vertiginosa rampa di scalinate della scuola.
«Ciao!» risposero gli altri, ricambiando il mio gesto di saluto.

Quando tornammo a casa, corsi subito nella mia camera per cercare un abito adatto per l’occasione nel guardaroba, non dando nemmeno il tempo a Meiry di chiudere la porta d’ingresso.
«Dove vai?», Meiry mi guardò alzando un sopracciglio, stranito dalla mia energia.
Mi fermai un secondo, bloccata dall’improvvisa domanda del mio Meister.
«Devo cercare l’abito giusto per la festa: non ricordo se nella valigia ci fosse o meno qualcosina di elegante» dissi io distrattamente, che avevo già messo qualche capo fuori dall’armadio – in pochi minuti, quella camera diventò un mercatino dell’usato.
«Potevi farlo anche senza mettere a soqquadro la stanza» rispose lui, con tono di rimprovero prendendo un abito dal pavimento.
«Ma è così che vi vestite in Italia?» aggiunse Meiry, guardando con apparente disgusto l’abito che aveva appena preso. Non seppi bene cosa gli disturbasse di quel vestito: era un capo come gli altri.
Con stizza, gli strappai la cruccia da mano. «Scusa, dalle tue parti come ci si veste?» chiesi io innervosita.
«Se hai intenzione di mettere quello, ti assicuro che Soul non ti guarderà nemmeno con la punta dell’occhio.»
«Perché devi sempre mettere in mezzo Soul per ogni sciocchezza?»
Nel rimproverarlo, il viso divenne rosso e salì qualche lacrima di rabbia. Odiavo quando nominava il nome di Soul solo per tenermi a bada come un cagnolino.
«Non lo sto dicendo per chissà quale motivo o per recarti imbarazzo», nel dire quelle parole, sul viso apparve un ghigno.
Quel suo modo di sorridere, in un certo senso, mi metteva inquietudine. Mi morsi il labbro inferiore non sapendo come ribattere, e la cosa mi rendeva non poco nervosa.
«Lo faccio solo per te» aggiunse il mio Meister pizzicandomi delicatamente una guancia – i suoi polpastrelli erano freddi e lisci.
«Lasciami stare…» dissi infastidita. Presi il polso di quella mano e la allontanai dal mio viso. «Potresti uscire ora?» conclusi, dando a Meiry le spalle.
«Voglio solo che tu sia perfetta, soprattutto per lui.»
Il mio cuore saltò un battito. Mi morsi nuovamente il labbro e strinsi i pugni.
Rimanemmo in un silenzio parrocchiale per qualche minuto: non sapevo bene se mettesse Soul in mezzo solo per stuzzicarmi o meno. Ma in fondo lui mi fece una promessa, diceva che avrebbe fatto in modo di coronare il mio sogno d’amore.
«Non preoccupati, posso scegliere da sola» dissi io con evidente freddezza.
E, senza spiccicare una parola, Meiry si allontanò dalla stanza, lasciandomi da sola con quel mucchio di abiti sparsi e il cuore che pulsava fortissimo.
***

Per l’anniversario scelsi un vestito rosso ampio con al gonna a tre strati. Non ricordavo bene perché ce l’avessi – forse per una qualche occasione speciale che in quel momento non riuscivo proprio a ricordare – ma adoravo quell’abito.
Invece Meiry indossò un semplice smoking – come tutti gli altri ragazzi – di colore beige.
Rimasi a bocca aperta quando vidi la DWMA illuminata di notte: le candele che pendevano dall’edificio facevano la loro gran bella figura ed il profumo della loro cera ricopriva tutto l’edificio: respirare quell’odore mi faceva raggiungere la pace dei sensi.
Tutti gli studenti si erano radunati tra il terrazzo all’ingresso e la sala principale dell’edificio e voci e rumori di piatti riempivano ancora di più la stanza.
«Non pensavo che la DWMA avesse tutti questi studenti», in effetti alla festa sembrava ci fossero più persone del solito.
Mi guardai intorno, scrutando facce amiche e nuove.
D’improvviso mi saltò all’occhio una ragazza che aveva un viso alquanto familiare, alta e castana, con una ragazza più bassa di lei al suo fianco con i capelli rossi. Mi ci vole un po’, ma riconobbi Endless Mercy e la sua buki Bleeding Berry.
«Tutto bene?» mi chiese Meiry, vedendomi ferma a fissare le due ragazze.
Ci volle qualche secondo prima che io gli rispondessi. Scossi la testa e mi voltai verso il mio Meister. «Uh…? Ah, sì. Scusa, c’è una persona che mi piacerebbe salutare» confessai sorridendogli. Poi gli presi una mano.
«Vieni, magari te le faccio conoscere!» aggiunsi.
Iniziai a tirarmelo e a correre verso le due ragazze.
«Hei!» gridai io, cercando di attirare l’attenzione delle due ragazze. Non ci volle molto prima che Endless Mercy e Bleeding Berry si accorgessero di me. E, con mia grande sorpresa, mi riconobbero anche e mi salutarono amichevolmente avvicinandosi verso di me.
Endless Mercy era bellissima come la prima volta che la incontrai: il suo abito ricordava, come quello che indossava la prima volta, la foresta con i suoi colori.
La sua partner, invece, aveva un vestito del colore del lampone, lungo fino alle ginocchia.
«Hei, Emilia!» gridò Endless Mercy, correndo verso di noi. Ci abbracciammo.
«Endless Mercy, quanto tempo!» dissi io, stringendo le mie braccia al suo collo.
«Ti prego, chiamami Mercy!» mi disse, sorridendo.
Ricambiai.
«Come state tu e Rei?» chiese Mercy, non consapevole del fattaccio.
Il mio sorriso si spense in un batter d’occhio. Tirai un sospiro di tristezza.
«Qualcosa non va?» chiese Berry, inclinando la testa.
«Beh…» risposi io. «…non so se avete saputo cosa è successo.»
«È morto» aggiunse Meiry freddamente, prendendo di sprovvista tutte con la sua freddezza.
«Mi dispiace… io non…»
Mercy e Berry erano visibilmente imbarazzate – la Buki si morse l’intero delle guance e la Meister iniziò a sfregarsi le dita.
«Non preoccuparti, Mercy» la interruppi sorridendo. «Non potevi saperlo di certo. Adesso ho un nuovo partner e mi sono rimessa in pista.»
Le due ragazze, alle parole ‘ho un nuovo partner’, puntarono i loro occhi dai colori innaturali verso Meiry, guardandolo con aria abbastanza stranita.
«Saresti tu?» chiese Berry.
Il mio Meister annuì. «Sì, sono io.»
Poi lui porse la mano al fucile umano. «Io sono Meiry Tsunoki, il nuovo Meister di Emilia. Tu?»
Berry strinse la mano di Meiry e la scosse lentamente e delicatamente. «Io sono Bleeding Berry, e lei è la mia Meister Endless Mercy. Sono una Weapon di tipo fucile da caccia.»
«Piacere mio» disse Meiry, accennando un sorriso. E, stranamente, quel sorriso non aveva ombra di malizia.
Forse anche Meiry aveva un lato umano, dopotutto.
Forse…
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Mensaje  EmiHaru Lun Dic 12, 2016 6:38 pm

21 - SANGUE

A Death City c’era un’aria strana quella giornata, come se tutti si fossero allarmati per qualcosa.
Nei corridoi non si parlava d’altro che della scomparsa di uno degli studenti avvenuta la sera dell’anniversario.
Ovunque mi girassi c’erano gruppi di ragazzi che bisbigliavano o creavano teorie sull’accaduto.
Ridicoli, pensavo sentendo quello che i ragazzi avevano da dire a riguardo. Le mie labbra si allargarono in un piccolo ed impercettibile ghigno: Meiry ed io sapevamo benissimo cosa era successo, sapevamo benissimo che quella scomparsa era in realtà un omicidio.
Un omicidio che avevo commesso con le mie stesse mani.
Mani che avevo usato per mettere fine all’esistenza di una semplice ragazza.
Mani che si tinsero di rosso acceso in pochi secondi.
Da morta non potrai più parlargli, pensavo. Ed ero contenta. Contenta di aver eliminato un possibile avversario.
Soddisfatta.
Però, un lato di me era sommerso dai sensi di colpa: mai, in tutta la mia vita, avevo mai pensato di potermi macchiare di un simile reato.
Io, Emilia Harukaze, avevo tolto la vita a Endless Mercy, accecata da una strana gelosia che aveva preso possesso di me in quei pochi istanti.
Se solo ci pensavo, un brivido di terrore percorreva la mia schiena e l’ansia prendeva il sopravvento.
E se qualcuno mi avesse vista? E se qualcuno fosse già sulle mie tracce?
Una botta sulla spalla mi allontanò dai miei pensieri paranoici. Riconobbi subito la grande e fredda mano di Meiry.
«Ottimo lavoro ieri sera.»
Quella frase mi fece sbiancare: non era cosa ordinaria che qualcuno si avvicinasse a me per complimentarsi di un omicidio.
Deglutii. «Grazie, Meiry»
Grazie per avermi messo un peso sulla coscienza, avrei dovuto dire. O forse grazie a te ho un ostacolo in meno.
Strinsi i pugni e sospirai. E fu subito se come quel respiro avesse tolto tutti i sensi di colpa che facevano peso al mio stomaco.
Forse non dovevo prenderla tanto alla leggera questa situazione. Eppure, in un secondo, fu come se non fosse mai successo nulla.
Non era normale liberarsi in così poco tempo di un così grosso delitto dalla coscienza.


«Mi dici quali sono le tue intenzioni?» fu la prima cosa che dissi a Meiry non appena rientrammo nel nostro appartamento.
I rimorsi tornavano ogni tanto e sovrastavano quello strano senso di liberazione.
Meiry alzò un sopracciglio, fingendosi confuso.
«Non fare il finto tonto!» aggiunsi io, prendendo il bruno dalle spalle e spingendolo.
«E tu non fingere che non ti sia piaciuto far fuori un possibile rivale in amore» rispose Meiry sottolineando “in amore” e facendo un ghigno che mi faceva voglia di prenderlo a schiaffi – o, meglio, trafiggergli la testa con la mia lama da ascia.
«Di che parli?»
«Ricordi il nostro piccolo accordo?»
me***, pensai.
«Quando hai detto che avresti “coronato il mio sogno d’amore” non pensavo significasse “uccidi chiunque si avvicini a Soul”!» gridai furiosa mentre mille pensieri e sensazioni combattevano fra di loro creando un miscuglio di rabbia, tristezza e paura.
Meiry scrollò le spalle ed incrociò le braccia, senza mutare quel sorrisino irritante dalla faccia.
«Andiamo, non fare l’innocentina: te lo si legge in faccia che ti senti meglio ora che hai fatto fuori uno dei tuoi avversari.»
Non aveva tutti i torti, in effetti, ma in quel momento l’orgoglio aveva preso il sopravvento: non volevo – non dovevo – dargli soddisfazione.
Sentii gli occhi gonfiarsi le lacrime e i vetri dei miei occhiali iniziarono ad appannarsi. Intanto in gola si stava formando un nodo.
Sarei esplosa in un grosso pianto liberatorio da un momento all’altro e, presa dalla rabbia, non mi sarei data scrupoli e avrei fatto fuori anche Meiry, ma non volevo altre persone sulla mia coscienza.
Decisi così che era meglio se mi fossi chiusa nella mia camera per quella sera: almeno lì non avrei potuto fare del male a nessuno.


***


«Cosa hai fatto?» la voce terrorizzata del ragazzino bruno arrivava dall’entrata del salotto.
Ed ancora più terrorizzato ero io che ero appena stato colto con le mani nel sacco.
Come potevo giustificarmi se il fanciullo aveva davanti a sé il corpo di suo fratello ricoperto di sangue e senza più vita. Le mie mani, invece, erano colorate di un rosso vivace dalle varie sfumature.
Entrambi restammo qualche istante a fissarci con gli occhi spalancati e senza sapere come reagire.
«P-posso spiegare…» balbettai avvicinandomi al castano che, subito, mi allontanò con uno spintone.
Non avevo mai visto una persona tanto impaurita prima di trovarmi davanti agli occhi sbarrati e gonfi di lacrime di quel fanciullo, con le gambe tremolanti e il resto del corpo paralizzato.
«Stammi lontano!» gridò lui mentre enormi lacrime gli rigavano il viso.
D’improvviso, il piccolo portò una mano sullo stomaco, l’altra davanti alla bocca e si piegò in avanti per vomitare.
“Rivoltante” pensai io senza togliere lo sguardo dal ragazzino.



***

Mi svegliai il tardo pomeriggio senza nemmeno ricordarmi di essermi addormentata.
La prima cosa della quale mi preoccupai fu l’orario.
«Le 17:45, pensavo più tardi» mormorai tra me e me guardando l’orario riportato sullo schermo del cellulare – la sua luce era l’unica cosa che illuminava la stanza.
D’improvviso la porta della stanza si aprì insieme ad uno spiraglio di luce che si ampliò in pochi secondi. Dovetti strizzare gli occhi per il dolore della luce improvvisa.
«Oh, sei sveglia» la voce di Meiry rimbombò nella camera e si schiantò contro la mia testa violentemente, così come la luce della camera che Meiry non esitò ad accendere. Potevo sentire le vene delle tempie pulsare e gli occhi bruciare.
«La cena è pronta» aggiunse poi il mio Meister, per poi allontanarsi.
Mi ci volle qualche secondo prima di abituarmi nuovamente alla luce.

Quando mi avvicinai alla cucina un forte ma invitante odore invase le mie narici e i miei occhi incontrarono un Meiry intento a cucinare. Sembrava avesse molta dimestichezza con gli utensili.
Eppure le persone che sanno cucinare non possono essere persone cattive, pensai io. Ma Meiry ai miei occhi era tutto fuorché una brava persona.
Crudele, calcolatore, freddo, manipolatore…
«Et voilà» esclamò il mio Meister interrompendo il mio fiume di pensieri.
Non solo aveva un buon odore, ma l’aspetto del cibo prometteva molto bene.
Mi sedetti a tavola e Meiry prese posto mettendosi di fronte a me ed iniziò a mangiare in silenzio.
«Cosa c’è? Ti manca la tua cucina locale?» mi chiese sogghignando.
Decisi di non rispondergli e volsi tutta la mia attenzione sul piatto davanti a me abbassando lo sguardo. Mi sentii leggermente presa in giro.
«Ok, ho capito: sei ancora arrabbiata…» concluse lui per poi tornare alla sua cena.
La serata passò in silenzio, senza che nessuno dei due rivolgesse la parola all’altro mentre io mi davo alle mie crisi e lasciando che i sensi mi divorassero.
Che qualcuno mi aiuti…
EmiHaru

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Mensaje  EmiHaru Dom Mayo 21, 2017 7:02 pm

22 - RACHELE

Mai avrei pensato che l’amore potesse portare a certe conseguenze sanguinolente. Io ne avevo un pensiero del tutto differente. Il classico significato che le giovani fanciulle danno a questa parola. Amore. Sembra quasi che questa parola fosse studiata per avere un suono tanto dolce.
Ma non c’era nulla di dolce in quello che stavo facendo.
Meiry aveva completamente ribaltato il significato di amore, stravolgendo il mio intero mondo da adolescente e la mia condotta da studentessa della DWMA.
E Meiry sembrava contento del lavoro che stavo facendo. Nei suoi occhi iniziava a risplendere una luce diversa. Non aveva più quello sguardo smorto e apatico, ma sul viso aveva stampato un sorriso di soddisfazione e – non avrei mai creduto di dirlo – felicità.
Ed in un certo senso, anche io stavo cambiando. Stavo cambiando in peggio sena nemmeno accorgermene. Questo perché c’era tanto da fare come studenti della DWMA e anche per il grande numero di nuovi studenti che si stava formando.
Le voci della morte di Endless Mercy si fermarono non appena subentrarono i nuovi arrivati che crearono un po’ di scompiglio nella scuola. In un certo senso, la cosa mi sollevò.
A distogliermi dai miei pensieri fatti di ansia e altre strane sensazioni furono alcuni dei novizi che volevano confrontarsi con me – mi facevano sentire abbastanza vecchia, eppure frequentavo la DWMA solamente da poco meno di un anno.
Una in particolare si era stranamente affezionata a me e Meiry, definendoci come “la squadra perfetta” – ironico: in quello che facevamo non c’era nulla di perfetto.
Il suo nome era Rachele e desiderava tanto avere un partner con il quale creare un legame come quello che si era creato tra me e Meiry.
«Cavoli, anche io voglio essere forte come te, Meiry!», nei suoi occhi color nocciola intrisi di innocenza e speranza sembrava brillassero delle stelle. Se avesse veramente saputo che razza di persona fosse, avrebbe sicuro avuto dei ripensamenti.
Meiry le sorrise e le mise una mano tra i capelli della ragazzina.
«Appena troverai il tuo partner, vedrai che diventerai una grande Meister» disse il bruno strofinando la sua mano sui capelli della ragazzina. Rachele rise. «E noi ti aiuteremo» aggiunse poi lui.
«E io diventerò una Meister come te!»
Ti prego, no, pensavo io. Non fare in modo di prendere anime di umani o persone che non sono sulla lista dello Shinigami.

«Ma dai!» sembrava che Maka non potesse credere alle sue orecchie quando le raccontai di Rachele – si potevano benissimo vedere le sue pupille dilatarsi dalla contentezza.
«Sapevo che prima o poi tu ed il tuo partner sareste riusciti ad arrivare tanto in alto!»
«E non è nemmeno un anno che siete qui» aggiunse Soul sedendosi vicino a Maka – che lui sembrava contento; mi morsi il labbro inferiore al complimento cercando di trattenermi dal buttarmi ad abbracciarlo.
«Grazie» dissi con un filo di voce e con un piccolo sorriso sulle labbra.
Maka mi mise una mano sulla spalla. «Vedi di fare tutto il possibile insieme a Meiry per trovare un partner alla piccola Rachele»
Insieme a Meiry, eh? Giusto, nemmeno Maka era al corrente di nulla. Ma non mi avrebbe creduto – come tutti, del resto – se avessi accusato Meiry di certi crimini.
Mi limitai a sorriderle.
«Ehi, Emilia!» sentii d’improvviso da lontano. Era Rachele che stava correndo verso di me.
«Ciao, Rachele!» dissi precipitandomi verso la ragazzina per abbracciarla.
Sentii Maka avvicinarsi. «Hei, tu devi essere la piccola Rachele» disse Maka porgendo la mano a quella ragazzina minuta. «Io sono Maka Albarn»
Rachele prese la mano della Meister bionda e, insieme, le scossero. I suoi occhi riflettevano l’emozione di stringere la mano ad una veterana. Davanti a lei, Maka appariva come una dea, come un guru del combattimento.
«È… è un piacere… conoscerti!» rispose Rachele tremando dall’emozione.
Qualche secondo dopo, si avvicinò anche la falce.
«E piacere di… di conoscere anche te!» Rachele prese subito le mani di Soul, scuotendole con energia.
Soul rise intenerito.
Per quanto il suo aspetto facesse i lui il classico ragazzino bulletto e in cerca di faide, Soul riusciva sempre a dimostrarsi il contrario, mostrando che non è l’aspetto che conta, ma ciò che è all’interno.
Quella era una delle caratteristiche che lo rendeva affascinante ai miei occhi
«Siete amici di Emilia?» chiese la piccola aspirante Meister volgendo lo sguardo verso di me.
«Esattamente» rispose Maka sorridendole. «E sono sicura che saprà guidarti bene» aggiunse poi la bionda sorridendomi.
Ricambiai il suo sorriso.
Soul doveva sentirsi veramente fortunato ad avere una Meister come Maka. Lei non lo avrebbe mai costretto a prendere anime innocenti. Maka sapeva benissimo qual era il suo compito, e lo sapeva svolgere benissimo.
Forse un giorno anche io avrei trovato un Meister come lo era Rei per me e mi sarei lasciata questo incubo alle spalle.

«Rachele, vuoi dormire nel nostro appartamento questa notte?» le chiesi mentre scendevamo quella grossa rampa di scale – ormai ci avevo fatto l’abitudine e non ne sentivo più la fatica.
«Sarebbe un onore» rispose la ragazza entusiasta.
«Permesso!» sentii gridare dietro di me d’improvviso. Una piccola bambina (o almeno sembrava una bambina) ci sorpassò con una così grande velocità che solo Black Star poteva starle dietro. «Scusate!» aggiunse poi la bambina continuando a correre.
«Ehi!» gridò Rachele che sembrava innervosita.
«Sta’ calma!» le disse Meiry mettendole una mano sulla spalla. «Abituatici: qui ne troverai a tonnellate di persone con questa velocità» le spiegò il mio Meister.
«Sì, ma le scale non sono sue!» la fanciulla incrociò le braccia e fece il broncio.
«Non ci pensare» dissi io ridacchiando. «Ora dobbiamo tornare a casa!» suggerii per calmare un po’ le acque.
La serata proseguì tra chiacchiere e aspirazioni. Rachele ci raccontò come nella sua famiglia fossero Meister da generazioni e che ormai era tradizione casalinga che uno dei figli si reclutasse alla DWMA.
Era ormai da tanto tempo che non avevo conversazioni a cena tanto accese e felici. Sembrava di essere tornata on Rei, che lui non se ne fosse mai andato.

«Quindi eri con un altro Meister prima di Meiry?» mi chiese Rachele.
Sentivo di doverle raccontare anche di Rei e di come lui avesse avuto un impatto importante in questa mia esperienza alla DWMA.
«Come si chiamava?»
«Si chiamava Rei Sado» risposi io mentre preparavo una piccola brandina per Rachele vicino al mio letto – non l’avrei mai lasciata insieme a Meiry da sola.
«Era un bravo Meister?»
«Bravo? Lui era il migliore! Lui ed io sì che eravamo sulla stessa lunghezza d’onda.»
Sospirai. Tra me e Rachele calò un silenzio religioso che venne rotto dopo qualche lungo secondo da un «ti piace di più stare con Meiry o preferivi Rei?» da parte della ragazzina.
Non avevo bisogno di pensarci su per rispondere ad una domanda del genere.
Mi avvicinai a Rachele. «Non dirlo a Meiry ma…», iniziai a girarmi intorno per assicurarmi non stesse raggiungendo la mia – nostra – camera, poi continuai. «Preferivo di gran lunga Rei: Meiry è così musone» inventai ridacchiando.
Rachele iniziò a ridere anche lei. «Non preoccuparti! Acqua in bocca» mi assicurò la ragazzina ridacchiando.
Se solo avesse saputo cosa stava accadendo.
EmiHaru

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